Haruki Murakami e il Barolo

by Redazione Fine Taste

Cosa c’entra il grande Murakami con il Barolo? Quando abbiamo deciso di scrivere questo blog sul Barolo, della sua fama, delle sue caratteristiche e della sua unicità abbiamo subito pensato a Murakami. Sorpresi? Siamo certi che vi starete domandando l’origine di questa “strana” associazione. Adesso spieghiamo meglio.

Poco più di due anni fa, per la precisione l’11 ottobre 2019, quando Fine Taste non era nemmeno un’idea, eravamo seduti nel gremitissimo Teatro Sociale di Alba e ascoltavamo con ammirazione la lectio magistralis dello scrittore giapponese per la prima volta in Italia per ritirare il Premio Lattes Grinzane.

Alla fine del suo discorso, dopo le celebrazioni e i ringraziamenti di rito, gli organizzatori regalarono a Murakami, un po’ sorpreso, una cassa di preziose bottiglie di Barolo. Francamente la prima cosa a cui pensammo è che si trattasse di una forma di promozione commerciale. Ci sbagliavamo. Murakami, dopo aver fissato a lungo la cassa, non solo dimostrò di apprezzare moltissimo il regalo ma dichiarò pubblicamente “… mia moglie e io abbiamo vissuto a lungo a Roma alla fine degli anni Ottanta e in quel periodo ho scritto due romanzi, "Norvegian Wood" e "Dance, Dance, Dance". Sono stati anni molto belli e prolifici della mia vita. Nutro tanti bei ricordi di questo paese, ma soprattutto il vino e la pasta. Il Barolo è senza ombra di dubbio uno dei miei vini preferiti!”.

Storia di un grande vino

Fatta questa digressione letteraria, vediamo perché il Barolo è considerato un grande vino e da dove nasce la sua fama di “re dei vini e vino dei re”.

La sua “scoperta” ha origini nobili. Re Carlo Alberto di Savoia, incuriosito dell'esistenza di questo nuovo vino “diverso”, con un corpo ed una struttura maggiori rispetto ai vini rossi dell'epoca, chiese alla Marchesa di Barolo, Giulia Colbert Falletti, di poterlo assaggiare. Tra i molteplici meriti della Marchesa vi è quello, indubbiamente, di aver radicalmente trasformato il Barolo, che in precedenza era un semplice vino dolce e leggermente mosso ottenuto da una fermentazione all'aria aperta! Suona quasi come una barzelletta ma è tutto vero! Il vino rosso italiano, iconico per eccellenza, di fama planetaria, sinonimo di lungo invecchiamento, spettro aromatico intenso e persistente, con tannini evidenti e un po’ ruvidi in gioventù, era in origine un vinello frizzante e poco impegnativo!

Inutile dire che il Re ne rimase così entusiasta da acquistare una tenuta a Verduno per produrvi il proprio Barolo.

A celebrarne definitivamente la fama di grande vino fu negli anni successivi anche Camillo Benso Conte di Cavour, che ne avviò la produzione e cominciò a utilizzarlo come vino istituzionale per ritrovi più o meno formali, compresi i festeggiamenti per l'Unità d'Italia, nel 1861.

Da allora il Barolo ne ha fatta di strada, grazie soprattutto alla lungimiranza e alla tenacia di viticoltori e cantinieri, che hanno visto nell’uva nebbiolo in purezza, il solo uvaggio che compone il Barolo, la possibilità di creare un vino unico, capace di fare la differenza. Un vino che incute un profondo rispetto, il nettare da gustare in occasioni speciali.

Caratteristiche del Barolo

Il Barolo, D.O.C.G (Denominazione di Origine Controllata e Protetta) a partire dal 1980, nasce nel cuore delle Langhe, sulle colline che sorgono a sud della città di Alba; le conformazioni geologiche e microclimatiche di queste zone donano al vino sfumature particolari che danno carattere alla sua trama robusta e tannica.

Il vitigno ha una maturazione tardiva, inizia nella seconda metà del mese di ottobre, le uve hanno una forma lunga e appuntita e sono di colore blu tendente al grigio.

Secondo il rigido disciplinare il Barolo deve invecchiare almeno 3 anni (di cui 18 mesi in botti di rovere) e almeno 5 anni per potersi chiamare “Riserva”.

Degustazione

E una volta stappato?

Gustare un Barolo è un’esperienza unica per tutti i sensi: di colore rosso rubino, tendente all’arancio, si presenta spesso brillante e abbastanza trasparente, nonostante la sua corposità.

Quando si avvicina il calice al naso si percepiscono note floreali di rosa e viola, sentori fruttati di frutti rossi, soprattutto fragoline di bosco, lamponi e confettura di ciliegia, ma anche note speziate, cioccolato, chiodi di garofano, noce moscata, funghi secchi, pepe nero, note di tabacco tostato e vaniglia. Un vero e proprio carnevale di profumi!

Al palato sprigiona tutta la forza e il vigore del tannino in giovane età. Un’intensa freschezza di frutta cotta, unita ad aromi di sottobosco, donano un retrogusto caldo e deciso, in cui permangono le note floreali e balsamiche.

Abbinamenti

E per finire, con quali piatti è meglio abbinarlo?

Come tutti i grandi vini, il Barolo si esprime in modo eccellente da solo. E a noi di Fine Taste piace molto sottolineare questo aspetto.

È ovviamente perfetto con piatti ricchi di carne, come il tradizionale brasato al Barolo, il filetto al pepe, ma si accompagna egregiamente con piatti di pasta ripiena e formaggi di media/alta stagionatura.

Non dimenticatevi di servirlo a una temperatura di 18-20°C, preferibilmente in calici ampi, avendo cura di aprire la bottiglia almeno un’ora prima della degustazione.

Bene, se l’articolo vi ha incuriosito e, soprattutto, se vi è venuta sete, allora provate il nostro Barolo Revello, fatevi un regalo.